Suicidi degli imprenditori: i Lions danno spazio all’associazione no profit che si occupa di evitarli
Due le principali cause dei suicidi degli imprenditori: una lacuna formativa, l’altra psicologica. La crisi? C’entra, ma solo come effetto scatenante non determinante. Questo è ciò che è emerso dal recente incontro organizzato dal Lions Club Padova Graticolato Romano e dal suo presidente Fabio Boscaro con l’Associazione no profit “Imprenditore non sei solo”, nata un anno e mezzo fa grazie ad un gruppo di imprenditori consolidati decisi ad aiutare i colleghi in difficoltà o vicini al fallimento. Esistono ormai scuole di formazione per chiunque e su qualunque argomento, ma una scuola di formazione per chi desideri darsi all’impresa non esiste. Diventare imprenditori non rappresenta quindi una sfida ma un salto nel buio in cui il successo dipende più dai fattori ambientali (crescita economica generale, politiche bancarie favorevoli) che da gestioni consapevoli. E i dati parlano chiaro: il 36% degli imprenditori aiutati dall’Associazione ha dichiarato che se la formazione ricevuta da “Imprenditore non sei solo” l’avessero ricevuta prima, non si sarebbero trovati nei guai. Relativamente all’aspetto psicologico un ruolo importantissimo rivestono le aspettative dell’imprenditore rispetto all’azienda. Diventano deleterie quando lo portano ad identificare il successo professionale col successo personale, facendo cioè coincidere se stesso con l’azienda e dimenticando che si può essere amati e farsi amare a prescindere da qualsiasi tipo di risultato conseguito in qualsiasi campo. Non si pensi che l’idea dell’Associazione sia venuta ad anziani imprenditori di successo vicini al ritiro dall’azienda. L’idea si deve a due imprenditori consolidati, Paolo Ruggeri ed Enrico Tosco, e i tre ospiti del Lions Club Padova Graticolato Romano sono giovanissimi e quotidianamente impegnati a portare avanti le loro realtà aziendali: Andrea Turrini (incisioni laser su legno), Matteo Hu (moda e ristorazione), Marco Da Preda (consulenza di direzione). Infine una nota che un po’ di rabbia la fa venire: all’Associazione è stata negata la qualifica di Onlus in quanto l’imprenditore non è considerato dallo Stato soggetto che possa essere debole. E invece lo può essere eccome. Infatti l’Associazione si rivolge alle persone, ovvero gli imprenditori, non alle loro aziende, cioè alle imprese. Forse sarebbe il caso che il nome dell’Associazione lo si leggesse meglio.
[testi di Pietro Casetta]
In altre parole: 200 le persone che l’Associazione sta seguendo, a fronte di 1000 richieste di assistenza presentate al ritmo di 30-50 a settimana. Il prossimo obiettivo: la creazione di un fondo immobiliare per recuperare le abitazioni andate all’asta. La spesa cui va incontro l’associazione per “salvare” un imprenditore: 305 euro. La quota associativa: 120 €/anno, che non sono richiesti all’imprenditore che viene assistito ma a chiunque voglia sostenere chi sostiene l’imprenditore. Le sedi: Bologna, Roma e, dal prossimo anno, Milano. Il sito web: www.imprenditorenonseisolo.it/
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