Carceri al collasso, colpa di leggi acchiappavoti
Il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia Giovanni Maria Pavarin ospite del Lions Club Rovigo. Si privilegia la punizione anziché la prevenzione. Sistema da riprogettare
Il sistema penitenziario italiano è al collasso. Celle anguste, detenuti che dormono per terra sotto le brande a castello perché non c’è altro spazio dove collocarli, servizi igienici inesistenti, sporcizia e promiscuità obbligata che aumentano l’aggressività dei carcerati. Sia di quelli in attesa di giudizio, sia dei condannati a pene definitive confinati, fianco a fianco, nelle stesse strutture fatiscenti, custoditi da personale spesso insufficiente e impreparato ad affrontare situazioni critiche. Conseguenze: arti fratturati per caduta dalle brande più alte nelle quale si dorme legati a una cinghia per non precipitare nel sonno; ribellioni, suicidi. Ben 1200 persone si sono tolte la vita dietro le sbarre negli ultimi vent’anni. Per non dire del fatto che lo Stato non passa ai detenuti neppure i vestiti di cui hanno bisogno e che anche per l’acquisto di materiale igienico sanitario occorre far affidamento sull’opera delle Associazioni di volontariato.
E’ un quadro agghiacciante quello che il presidente del Tribunale di sorveglianza di Venezia Giovanni Maria Pavarin ha dipinto al Lions Club Rovigo, in una serata conviviale dedicata al tema “La situazione carceraria a Rovigo e in Italia, funzione rieducativa della pena e reinserimento del condannato nella società civile”. “Nelle condizioni attuali il carcere è più una scuola di delinquenza che un luogo di rieducazione – ha spiegato il Magistrato – E per tale motivo si presenta difficoltoso il reinserimento nella società civile del detenuto al termine del periodo di pena”.
Alcune cifre. A fine 2014, in Italia, i detenuti erano 53882, dei quali 2349 donne e 17403 gli stranieri contro poco più di 49mila posti disponibili. Il sovraffollamento è evidente, ma bisogna considerare che, qualche tempo prima, le cose andavano assai peggio in quanto i carcerati erano più di 70mila. La situazione è migliorata perché in seguito alle sanzioni da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamenti inumani dei detenuti, che le sono costate tantissimo in termini di risarcimenti, l’Italia ha legiferato in modo da ridurre le possibilità di entrare in carcere, favorendo nel contempo le uscite. Non ha però affrontato adeguatamente il problema, tanto che le strutture sono rimaste insufficienti e indecorose com’erano. “Tutto questo – ha sottolineato il dottor Pavarin – a causa di un quadro normativo che si occupa più di reprimere che di rieducare il condannato”
Nel Veneto la situazione non è migliore . Alla fine del 2014 si contavano 2500 reclusi(dei quali 123 erano donne), distribuiti in 9 carceri a fronte di una capienza regolamentare di 1956 persone. Gli stranieri erano 1370. Il carcere di Rovigo, situato dal 1933 in via Mazzini, ospita 51 persone. Ne può contenere 75 e in passato ne ha ospitato anche 130. “Non so quando sarà pronto il nuovo carcere – ha spiegato il dott. Pavarin -. I lavori sono stati inaugurati da Mastella nel 2007, ma sulla loro conclusione non sappiamo nulla”.
” Il nostro sistema penale prevede lo stesso trattamento per qualsiasi tipo di reato ha proseguito il dottor Pavarin – Prescrive la carcerazione sia di un omicida sia di chi ruba un toast perché ha fame. E il legislatore opera, spesso, sotto spinte emotive a fini puramente elettoralistici, senza aver prima valutato le conseguenze delle decisioni prese. Basti pensare che dal 31 di marzo saranno aboliti gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e che , in seguito a questo provvedimento, persone ad alta pericolosità sociale saranno collocate in nuove strutture, le Residenze per l’applicazione delle misure di sicurezza (Rems), che saranno affidate soltanto alla responsabilità degli infermieri e dei medici, esponendo tutto il personale ad altissimo rischio di incolumità”. “Eppure – ha proseguito il relatore – in Italia i delitti non sono aumentati di numero rispetto al passato, mentre sono cresciuti i reati predatori commessi da malviventi che provengono da altri Paesi, incoraggiati dal fatto che da noi tali reati sono puniti meno severamente che altrove”.
Il relatore ha concluso, con Platone, auspicando pene più severe per i “colletti bianchi”, cioè per punire la corruzione, mentre il Procuratore della Repubblica Carmelo Ruberto, ospite d’onore del LionsClub Rovigo invitato dal presidente Enrico Ubertone, ha auspicato la riprogettazione dell’intero sistema penale, senza interferenze di natura ideologica e nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo..
Dario C. Nicoli