Banca del tempo e microcredito, così aiuteremo i nuovi poveri

Banca del tempo e microcredito, così aiuteremo i nuovi poveri

6 Dicembre 2013 0 Di Nicoli Dario

Il Past Governatore Girolamo Amodeo ha illustrato agli amministratori locali delle province di Venezia, Treviso, Padova e Rovigo presenti all’ Assemblea del Distretto 108Ta3 che si è svolta il 30 novembre 2013 all’Istituto Salesiano di Mestre Gazzera i progetti dei Lions per combattere le nuove povertà.

 

Delle nuove povertà si parla ormai da tempo e non soltanto in ambito Lions.

       Ascoltando dibattiti e interventi a me sembra, però, che le argomentazioni , le situazioni che vengono illustrate, la descrizione delle caratteristiche proprie di queste nuove forme di povertà  non siano univoche. Nel senso che alcuni ritengono essere nuove povertà per es. l’impossibilità di far quadrare il bilancio familiare, le difficoltà della vittima dell’usura, le conseguenze della lunga e ancora attuale crisi economica, la grave malattia. Altri, invece, collegano il concetto delle nuove povertà a quelle situazioni di crisi che fino a qualche decennio fa erano rare o addirittura inesistenti.

       Non vi è dubbio, infatti, che oggi, non solo a causa della crisi economica ma anche e soprattutto per il tipo di società così come si è venuta a delineare nell’ultimo cinquantennio, esistono forme di disagio una volta sconosciute. Per esempio, la fine delle famiglie patriarcali sostituite da famiglie di tre, massimo quattro persone o da famiglie monogenitoriali creano situazioni di solitudine del singolo o di difficile assistenza nei confronti degli anziani; il superamento del concetto di matrimonio indissolubile determina, con la separazione, difficili e complessi rapporti tra i coniugi e crea complicazioni anche dal punto di vista economico, che, magari, prima della separazione non esistevano. E si potrebbe continuare ricordando le difficoltà dei padri separati, la minore autosufficienza dell’uomo nei confronti della donna che, nei momenti di crisi, si trasforma in violenza omicida, la solitudine dell’anziano, del malato, la precarietà del lavoro di persone mature non in età da pensione, il giovane che non ha lavoro e non può sposarsi, le problematiche derivanti dall’immigrazione e quelle che maturano nelle famiglie degli stessi immigrati che non riescono a trovare un punto di equilibrio con la cultura con la quale devono convivere. 

       Non ci vuole molto, quindi, a capire che alle vecchie povertà si sommano anche le nuove.

       La società, perciò, non si trova ad affrontare solo le problematiche derivanti dalla scarsità di risorse finanziarie di un singolo o di una famiglia: questa  è la “vecchia” povertà, nel senso che è conosciuta da tempo, c’è, c’è sempre stata. Si tratta, anche, di affrontare e risolvere, se possibile quei disagi, che pure in presenza di risorse economiche e finanziarie colpiscono egualmente il singolo, la famiglia, il corpo sociale.

       Ora, è evidente che lo Stato non può farsi carico di tutti i problemi di natura sociale, ivi compresi quelli minori o meno conosciuti. Sarebbe già tanto se riuscisse a delineare una cornice normativa nella quale, secondo il principio di sussidiarietà orizzontale e circolare, lasciasse ampio spazio alle iniziative delle Associazioni di volontariato e di servizio.

       Bisogna, pure, considerare, che poiché questi problemi hanno origine dalla nuova struttura sociale determinatosi negli ultimi decenni, lo schema conosciuto e collaudato delle iniziative di solidarietà, di servizio, di carità cristiana, pur da confermare, è insufficiente se si vuole dare risposta alle nuove problematiche.

In questo contesto la prima domanda che ci dobbiamo porre è se questo modello di società condizionato per certi versi dal relativismo, per altri da una globalizzazione che è solo economica e che lascia nell’ombra tutte le altre necessità, soddisfi i bisogni dei cittadini oppure, come io temo, capovolge i canoni di una vita normale cosicché non si tratta più di creare un modello di società funzionale all’uomo ma di costringere la vita dell’uomo a che sia funzionale al modello risultante dalle necessità dei mercati e della finanza.

       La Associazione internazionale dei Lions Club tratta, in questi mesi, un argomento sulle nuove povertà che ci sta particolarmente a cuore:  “Dall’Associazionismo al disegno di una nuova società civile; dalle analisi alle proposte”

       L’obbiettivo è duplice: quello di riflettere sul contributo che l’Associazione può dare alla società per superare questi momenti difficili , e quello di studiare come superare il vecchio orizzonte di Associazione di volontariato o di servizio, inteso, finora, solo come strumento finalizzato a affrontare una o più problematiche attinenti a specifiche malattie o a determinate condizioni sociali.

       In particolare pensiamo ad una nuova interpretazione del ruolo delle Associazioni che sia orientato piuttosto a disegnare una nuova società civile; insieme alle Istituzioni pubbliche e sullo sfondo di una rinnovata affermazione dei principi di sussidiarietà e in particolare di sussidiarietà circolare.

       L’associazionismo, quindi, come rete orientata a riformare dal basso la società.

       Quando pensiamo alla riforma della società, è evidente, però, che se partissimo solo dal concetto di povertà in senso stretto, la povertà materiale, tratteremmo solo di una ristrutturazione economica, di una ristrutturazione della produzione e dei servizi, della individuazione di un diverso rapporto tra capitale, finanza e lavoro. Sarebbe troppo poco.

       Rischieremmo di sottovalutare gli aspetti relativi al malessere morale e psicologico che influenza le situazioni sociali, culturali, politiche, di una società, e la tiene inchiodata, come per esempio succede da anni nel nostro Paese.

       No. Se parliamo di riforma della società ci riferiamo alla necessità di una ristrutturazione morale, di una modifica radicale della gerarchia dei valori, della necessità di perseguire il bene della nostra società, il bene comune, attraverso l’etica dei principi e dei comportamenti .

E’ con questo spirito che l’Associazione dei Lions Club avvicina le Istituzioni e si propone offrendosi di cooperare con i rappresentanti delle nostre Comunità.

Dico cooperare e non collaborare perché cooperare è di più che collaborare.

Dico cooperare perché vogliamo andare oltre il concetto espresso  nell’art. 1 della legge 266 sul volontariato dove sembra che l’Associazionismo operi in funzione delle Amministrazioni pubbliche piuttosto che essere considerato autonomo soggetto di proposta e partner delle stesse anche ai fini della programmazione delle politiche sociali.

E’ questo che intendiamo quando parliamo di sussidiarietà circolare e forse, in questo senso, sarebbe meglio parlare di sussidiarietà reciproca.

Perché il pericolo è che questo welfare,  di Stato o di Regione che sia, apparentemente usufruibile da tutti, nei fatti è parziale e incompiuto perché non solo non riesce a raggiungere tutti i cittadini che hanno bisogno, ma quasi sempre va nella direzione di monetizzare i bisogni quando invece c’è necessità di servizi.

Questo fa si che anche in presenza di costi notevoli il welfare sia inefficace o addirittura inutile ma ancor peggio viene caratterizzato da una interpretazione burocratica e autoritaria che offende il cittadino che ha bisogno.

Ma c’è di più: questa impostazione accresce inevitabilmente il  fenomeno di istituzionalizzazione e burocratizzazione dell’attività assistenziale e fa diventare la sussidiarietà orizzontale non più strumento di cooperazione tra pubblico e privato ma, con la solita scusa della mancanza di risorse, il mezzo per scaricare sul privato compiti che invece sono propri dello Stato inteso come soggetto operativo e rappresentativo di una società civile e solidale.

E ciò malgrado siano state date alle organizzazioni non profit i riconoscimenti giuridici necessari per lo svolgimento di attività di servizio e l’attribuzione di  benefici fiscali.

Ma non possiamo parlare solo dei massimi sistemi.

Nel frattempo che una nuova cultura si affermi e si trovino gli strumenti adeguati per andare oltre, l’impegno quotidiano non può mancare.  La cultura del fare e della concretezza ci deve sostenere.

I Lions Club sono parte di una struttura internazionale, la maggiore organizzazione mondiale di servizio, sono radicati sul territorio nazionale da circa 60 anni e per esperienze fatte, visibilità, reputazione sociale e continuità d’azione hanno acquisito un ruolo che non si più ritenere marginale; intrattengono  un rapporto fiduciario con molte delle Istituzioni pubbliche e, nei limiti in cui ne sono capaci, sollecitano la realizzazione di progetti che propongono autonomamente cercando di declinarle in linea con le strategie programmatorie dell’amministrazione pubblica; sono reticolari, nel senso che sono presenti in tutto il territorio, un po’ come le stazioni dei Carabinieri; sono reticolari nel senso che possono connettersi con altre realtà e coinvolgere altre organizzazioni in rapporti di collaborazione; hanno una base associativa ampia attraverso la quale sono in grado di aggregare molteplici risorse umane ed economiche; sono in grado di monitorare i bisogni, di valutare l’impatto delle loro attività dimostrando efficienza e trasparenza nella gestione delle risorse; credono nella cultura della solidarietà e della cittadinanza attiva.

Nessuno è perfetto, neanche i Lions, ma questo grande patrimonio culturale dell’Associazione, al netto dei nostri difetti e delle nostre contraddizioni che pure ci sono, al di là dei termini un po’ retorici con i quali l’ho descritto, c’è, esiste, è profondo, spesso non si vede e qualche volta non è avvertito neanche dai nostri soci, ma come un fenomeno carsico emerge anche quando non te lo aspetti e ti sorprende.

La proposta che i singoli Club del Distretto 108TA3 offrono alle Amministrazioni locali è, in primis, quella di aprire un dialogo, di tenere dei contatti frequenti. Con la speranza che questo dialogo  possa, nel tempo, studiando ipotesi di lavoro e condividendo le iniziative, permettere all’Associazione di utilizzare al meglio le proprie potenzialità al servizio delle nostre Comunità.

Naturalmente non facciamo miracoli e anche per noi quella che proponiamo è una strada nuova che vogliamo esplorare  con umiltà, consapevoli che il passaggio dal dire al fare è impervio .

E’ una scommessa anche per noi.

Tante sono le iniziative, alcune di carattere culturale, altre di carattere sociale che abbiamo sviluppato negli ultimi anni e che stiamo cercando di potenziare. Possono essere la base di un lavoro comune che possiamo condividere.

Alcuni esempi :

il concorso annuale per il poster per la pace che coinvolge le scuole locali. Molti sono gli Istituti scolastici del nostro territorio che ci aiutano in questo progetto che incoraggia i giovani di tutto il mondo ad esprimere la loro visione della pace. Il nostro Distretto organizza ogni anno un meeting durante il quale vengono presentati i migliori lavori eseguiti nel nostro territorio e premiati gli autori.

Il Lions quest: un programma pedagogico di aiuto e sostegno ad insegnanti e genitori finalizzato a creare strumenti utili ad aiutare i giovani nel loro percorso di crescita. Nel nostro Paese sono centinaia i corsi che vengono tenuti annualmente con grande soddisfazione dell’utenza. Qualcuno dei Sindaci presenti ne avrà toccato con mano l’utilità.

Ogni anno i Lions assegnano gratuitamente 50 cani guida addestrati presso la nostra scuola nazionale di Limbiate.

Il progetto Martina, strumento di informazione delle giovani per combattere il tumore al seno, progetto nazionale diretto dal nostro socio Prof. Di Maggio.

Il nostro impegno di questi mesi è, però, tutto concentrato a progettare attività di servizio finalizzate a contenere i disagi sociali che affliggono la nostra società e che, per brevità, riassumiamo nella frase “nuove povertà e solidarietà attiva”.

Su questi temi abbiamo predisposto, per il tramite di Ferruccio Bresolin professore a Ca’ Foscari, nostro socio, un’analisi socio-economica, che è a disposizione di tutti, e che può essere utile base di lavoro per studiare e programmare iniziative e interventi a sostegno di situazioni di disagio o di debolezza.

L’analisi è stata condotta con la collaborazione della Fondazione Zancan, Centro di studio e ricerca nel campo dei sistemi di welfare e dei servizi alla persona, organismo riconosciuto a livello nazionale, ottimo punto di riferimento per accrescere la nostra esperienza e la nostra sensibilità. Sulla base di questa analisi stiamo lavorando in più direzioni.

Quest’anno per la prima volta abbiamo dato corso ad un programma di sostegno degli studenti economicamente svantaggiati facendoci carico dell’acquisto dei loro testi scolastici. Non sì è trattato di cifre stratosferiche ma siamo riusciti a destinare l’intera somma assegnata alla nostra Fondazione in applicazione della normativa sul 5 per mille. Il Distretto pensa di confermare questa esperienza anche per l’anno prossimo.

Ho detto la nostra Fondazione.  Da alcuni anni i nostri Club hanno costituito una Fondazione, potente strumento di diritto civile che ci permette di operare nell’Ordinamento nel rispetto di tutte le regole contabili, fiscali, civilistiche, amministrative statali e regionali.

Questo organismo è stato creato per essere il braccio operativo dei Club e gestire, dal punto di vista  economico e finanziario, i loro service; questo perché i nostri Club sono, civilisticamente, semplici associazioni non riconosciute, caratteristica che costituisce un grosso limite quando si tratta di gestire flussi di danaro.

La Fondazione, che come ho detto è riconosciuta dallo Stato come Ente destinatario del 5 per mille, potrà consentirci un ulteriore salto di qualità come l’organizzazione di un Fondo di solidarietà e di un Fondo per il microcredito a giovani e famiglie in difficoltà. Siamo impegnati nella realizzazione di questo obbiettivo che speriamo di raggiungere, prima o poi.   

Verso il Fondo di solidarietà e per il microcredito vogliamo far confluire la raccolta di fondi che i Lions operano in occasione di manifestazioni o eventi perché possano essere utilizzate in un programma di credito rotativo. Sarebbe bello se anche i Comuni, potessero partecipare a questo progetto mettendo a disposizione cifre solo simboliche, minimali, che però, per l’effetto leva derivante dal fondo di garanzia, acquisirebbero dimensioni rilevanti.

Nel progetto complessivo del service “nuove povertà e solidarietà attiva, trova spazio la costituzione  di una “Banca del tempo” sorta di “data base” che conterrà elenchi di soci e di volontari disponibili, a richiesta, a mettere a disposizione gratuitamente il loro tempo e la loro professionalità per attività di servizio le più disparate, dalle visite mediche di prevenzione, alla consulenza legale, all’educazione al consumo responsabile, all’assistenza  ai bambini ammalati ecc.

Questa impostazione ci permette di utilizzare non soltanto le potenzialità di tante persone le cui professionalità o attitudini restano ignorate, ma anche di ampliare la platea dei possibili usufruitori di benefici e servizi.

A queste iniziative che hanno valenza distrettuale bisogna aggiungere la miriade di interventi, importanti quelli in campo artistico e architettonico, ma rilevanti anche quelli in campo sociale,  realizzate dai singoli Club, molto spesso in collaborazione con i Sindaci e le Amministrazioni locali; interventi che per le dimensioni ridotte o locali non assurgono ad eventi di cronaca e restano sconosciute ai più. Negli anni scorsi il nostro Centro Studi ha censito una media annuale di 10 interventi di questo tipo per Club. I nostri Club sono 49. E questo dà la dimensione della quantità che i Lions sono in grado di mettere in campo.

Sono loro, i Club, che operano sul territorio e che sono i primi  interlocutori delle Amministrazioni.

E poiché, oltre a quelle sperimentate, altre modalità di intervento, sfruttando la fantasia, possono essere sfruttate, ai Sindaci, agli operatori nel sociale dei diversi Comuni, a tutte le persone di buona volontà, chiediamo suggerimenti  e proposte che possiamo sviluppare insieme, ognuno con le proprie forze e nei limiti in cui sarà possibile.

E’ per questo che il dialogo che, in diverse occasioni e in diversi Comuni c’è stato, e che con quest’incontro vorremmo ufficializzare dovrebbe diventare lo strumento attraverso il quale definire un nuovo percorso che porti per esempio alla costituzione di gruppi di lavoro permanenti nei quali siano rappresentati oltre alle Amministrazioni anche le  altre Associazioni di servizio e di volontariato per programmare insieme e lavorare insieme.

E’ pur vero che nei Comuni esiste il registro delle Associazioni e che qualche volta le Associazioni iscritte sono convocate dal Comune, ma è anche vero che queste occasioni sono sporadiche e si risolvono, nel migliore dei casi, nel declinare, molto burocraticamente, buone intenzioni. Ci piacerebbe un cambio di passo.

Il denominatore comune di tutte le iniziative dovrà essere, naturalmente, quello di affrontare le forme di disagio che, diverse l’una dalle altre, affannano  la persona, rendono difficile la vita quotidiana, aiutino il singolo ad essere cittadino attivo della nostra comunità.

Mi permetto, per concludere, una considerazione personale: per realizzare queste prospettive, che non sono restringibili nell’angusto periodo di un anno sociale, è necessario che vi sia continuità. E’ importante, lo dico agli Amministratori, ma soprattutto agli amici Lions che questo spirito venga confermato e potenziato  negli anni a venire.  

                                                  Girolamo Amodeo