LC Rovigo – Le eccellenze agroalimentari del Polesine

LC Rovigo – Le eccellenze agroalimentari del Polesine

29 Gennaio 2020 0 Di Lionsadmin

Prima la vongola verace, poi l’insalata di Lusia. Poi la cozza, l’aglio bianco in una successione sempre più accelerata di prodotti che cercano di ritagliarsi il loro spazio nel mercato agroalimentare. Fino alla recentissima apparizione dell’ostrica rosa.
Risale agli anni Ottanta il timido avvio della moderna agricoltura polesana, che di innovazione in innovazione sta conquistando successi ripetuti e offre le sue eccellenze sul mercato dell’agroalimentare nazionale ed estero.
Di questa importante metamorfosi ha parlato Massimo Chiarelli, direttore di Confagricoltura Rovigo, invitato dal presidente del Lions Club Luigi Marangoni a illustrare le eccellenze agroalimentari di Polesine. Accanto a Chiarelli erano presenti come testimonial e correlatori Marco Uccellatori, un giovanissimo agronomo di Ca’ Vendramin, che con il padre e lo zio ha da poco affiancato alla produzione del riso quella della birra e Fabrizio Barbieri, anche lui agronomo e autore del volume “Andare per erbe nel Polesine e nel Delta del Po”, come riconoscere raccogliere e gustare un centinaio di piante che calpestiamo tutti i giorni ignorandone i benefici.
Il quadro è contenuto in poche cifre: l’export agroalimentare del Veneto è cresciuto di 5 volte dal 1991 a oggi, passando dai 7,5 miliardi del 1991 ai 41,7 miliardi del 2018. A valorizzare l’export sono le certificazioni di qualità (Dop, e Igp) alle quali occorre fare sempre più riferimento nel futuro. L’Italia si è assicurata un quarto delle attuali certificazioni Dop e Igp europee, il Veneto ne ha un buon numero e il Polesine se ne è assicurate alcune con grande determinazione. Hanno ottenuto il marchio Dop (produzione, trasformazione, elaborazione in loco) prodotti come l’aglio bianco del Polesine e la cozza di Scardovari; sono riconosciute Igp (basta che una delle tre fasi si svolga in loco) altri prodotti come l’insalata di Lusia, il riso del Delta, il radicchio di Chioggia. Ma Doc e Igp sono affiancate da altri fattori di sviluppo, perché – come ha spiegato Chiarelli – nella provincia di Rovigo non solo si allevano i maiali che poi finiscono per essere trasformati in prosciutti di Parma, San Daniele o Montagnana, ma si coltivano anche decine di “prodotti tipici” riconosciuti come il melone, il miele, le noci, il cefalo etc.
Un quadro che si è arricchito di anno in anno e nel quale si evidenzia il più attivo distretto della pesca d’Italia, che ha un fatturato milionario e richiama verso il Delta anche una industria turistica diffusa, nuova promettente fonte di soddisfazioni.
Dalla coltivazione del riso ai nuovi trend. Marco Uccellatori, ventenne, fresca laurea in agraria e tanti sogni guarda alla produzione della birra artigianale. E,col mastro bavarese che lo affianca, già sperimenta la birra di riso. Troppo presto per assaporarla. Tra qualche settimana o mese ancora? Chissà. Intanto offre un assaggio “classico”per accompagnare le ricette di Fabrizio Barbieri, garantite ben oltre il marchio Dop o Igp perché frutto di sedimentazioni culturali secolari. Qualità assicurata, dunque. “Soprattutto se raccogliamo le erbe lungo gli argini dei canali – spiega lo scrittore – Perché siamo certi che non sono contaminate e lo sguardo sulla campagna circostante predispone all’armonia”.
Nella foto da sinistra: Luigi Marangoni, Fabrizio Barbieri, Massimo Chiarelli, Marco Uccellatori con il padre

[testo di Dario Nicoli]