DISTRETTO 108 TA3: CONGRESSO DI APERTURA anno sociale 2016-2017
I LIONS: CENTO ANNI E NON LI DIMOSTRANO
Orgoglio di appartenere e voglia di futuro all’Assemblea di apertura del Distretto 108Ta3.
18 settembre 2016: sono oltre duecento i Lions che in questa domenica di fine estate affollano la sala convegni del Crowne Plaza di Limena per la 23° Assemblea di apertura del TA3. Li accoglie un bel filmato inviato dal Presidente internazionale Bob Corlew. Documenta le moltissime iniziative umanitarie realizzate in tutto il mondo dall’Associazione, che si prepara a celebrare il 7 giugno 2017 i suoi primi cento anni e a rilanciare a livello mondiale il suo impegno. “Nuove montagne da scalare” è il motto del presidente Corlew.
Una così lunga esperienza ci rende orgogliosi, dice il governatore del Ta3 Massimo Rossetto nel suo discorso programmatico, e ci guiderà sulla strada del cambiamento. Cambiamento necessario per essere al passo coi tempi, coi nuovi bisogni, con le nuove tecnologie.
Il governatore Rossetto chiede di concentrarsi sui service . “Siamo perché serviamo!” dice. Chiede di farlo col cuore :”Dobbiamo mettere in gioco le nostre professionalità, sentirci coinvolti e felici di aiutare”. Chiede a ciascuno di dare tutto quello che può e di essere pronto a farlo in ogni momento. “Siamo una squadra -conclude- una squadra di cui i leo sono parte integrante. Tutti noi siamo officer… a vita!”.
Elena Marcon, presidente distrettuale dei Leo, esordisce citando la grande Eleanor Roosevelt: “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”. Il nostro sogno, dice Elena, è quello di regalare un sorriso. E ancora: vogliamo restare legati alle nostre radici, ma sappiamo che non può esserci futuro senza cambiamento, senza la ricerca di nuovi equilibri.
Al suo fianco c’è Giusi Martinelli Volpato, chairperson anche per il prossimo triennio, che confessa di essersi emozionata alla cerimonia di apertura dei leo, quest’anno finalmente con tutti i club insieme. Ormai -dice- i leo sono e si sentono vicini ai lions. A loro ricorda il proverbio “aiùtati che il ciel t’aiuta” e ai lions raccomanda:”Che ognuno di noi diventi il cielo per loro!”.
“I Lions, cento anni condividendo gli stessi scopi e la stessa etica. Cento anni e non li dimostrano!” dice il vicegovernatore Pietro Paolo Monte, che rilancia il sempre attuale monito del fondatore Melvin Jones: “Credo che non andremo molto lontano se non cominciamo a fare qualcosa per gli altri”.
Un evento importantissimo, la Convention internazionale del 2018, la seconda del secondo centenario, si terrà a Milano. Lo ricorda Gianni Sarragioto, secondo vice governatore. Sarà -dice- una grande sfida e una grande opportunità per i lions italiani.
Ancora parole cariche di entusiasmo dal coordinatore nazionale delle manifestazioni per il centenario Domenico Messina che chiede ai lions passione, onestà, gioia nel servire e lavoro di squadra. “Bisogna creare una rete sociale -dice- capace di arrivare là dove le strutture istituzionali non riescono”.
Chiara Brigo, coordinatrice del Ta3 per le manifestazioni del centenario, ritiene che i festeggiamenti debbano essere occasione per un rilancio dell’Associazione. Si lavorerà su quattro grandi temi: educazione dei giovani, lotta alla fame, difesa della vista, tutela dell’ambiente.
Relaziona sull’attività della Fondazione internazionale (LCIF) il coordinatore distrettuale Andrea Pescarin, che porta all’assemblea un’importante notizia: la Fondazione è intervenuta a sostegno dei terremotati del centro Italia con un primo stanziamento immediato di centomila dollari, promuovendo nel contempo una grande campagna di raccolta fondi per la ricostruzione.
Centomila dollari sono arrivati dalla LCIF anche a “Casa di Anna”, prima fattoria sociale nella provincia di Venezia, che produce biologico offrendo lavoro a disabili e carcerati, sostenuta dai club Venezia Host e Colli Euganei Dogi Contarini (Conselve).
Ampio e articolato l’intervento del presidente della Fondazione del Ta3 Girolamo Amodeo. L’umanità -esordisce- sembra essere entrata in una terza guerra mondiale diffusa a macchia di leopardo. Un sistema di rapporti internazionali globalizza il mercato e le guerre, ma non la solidarietà e la crescita sociale.
C’è dunque bisogno di associazioni come la nostra che fa dell’internazionalità, del servizio e dell’impegno sociale la sua ragion d’essere. A noi Lions si chiede di prestare sentimenti, opere, tempo e denaro. Attenzione, avverte Amodeo, dare solo denaro spersonalizza la solidarietà, la svuota di emozioni e di umanità!
E continua: anziché racimolare denaro per consegnarlo ad altre associazioni, senza poi interessarci dell’utilizzo e del rendiconto di questi fondi, dobbiamo sviluppare progetti nostri, frutto del contributo che ciascuno di noi può dare. Per alcuni progetti non servono risorse (Progetto Martina,Conoscere meglio l’Europa, le campagne di prevenzione medica). Altri necessitano di denaro e in questa direzione la Fondazione è utile.
Amodeo avverte che se un club si serve della Fondazione per un suo service, la titolarità giuridica del service, cioè la responsabilità di fronte all’Agenzia delle Entrate, deve passare alla Fondazione (acquisto di beni e servizi, sponsorizzazioni, versamenti, fatture, bonifici, dichiarazioni fiscali) per evitare la contestazione di intermediazione fittizia. Questo -sottolinea Amodeo- non toglie visibilità ai club, il ritorno di immagine è sempre e solo per il club, e naturalmente per i Lions.
Però, continua Amodeo, la Fondazione avrà un senso solo se oltre alle attività dei singoli club diventerà il motore delle attività comuni dei club. Per far questo occorre un’organizzazione professionale, coraggiosa e innovativa e una gestione imprenditoriale delle risorse.
Il presidente della Fondazione dovrà avere autorevolezza e capacità di iniziativa e per questo non potrà essere persona diversa dal governatore in carica.
“Chi è chiamato di anno in anno a governare il distretto -conclude Amodeo- assuma la responsabilità della Fondazione. Bisogna spiegare ai club che essa non è cosa diversa dal distretto e bisogna incoraggiare il lavoro comune dei club. Così daremo al distretto obbiettivi concreti, che creino entusiasmo tra i soci, e scoraggeremo formalismi, apparenze e vuote liturgie”.
Rita Testa