Grande Guerra, ne uccise più la fame

Grande Guerra, ne uccise più la fame

8 Novembre 2014 0 Di Nicoli Dario

I LIONS A VILLA GIUSTI DEL GIARDINO “DELL’ARMISTIZIO” NEL RICORDO DELLA GRANDE GUERRA. Presentato il nuovo libro di Francesco Jori

Circa un centinaio di soci ed ospiti dei Lions Club di Padova Gattamelata, Certosa, S.Pelagio e Carraresi sono convenuti verso l’imbrunire del 5 novembre a Villa Giusti del Giardino nelle cui sale furono condotte le trattative fra le Commissioni d’Armistizio del Regno d’Italia e dell’Impero Austro-Ungarico, trattative conclusesi nella tarda serata di quel 3 novembre 1918 con la firma dell’Armistizio che poneva sostanzialmente fine alla Grande Guerra.
Accompagnati per la particolare occasione dal prof. Gerolamo Lanfranchi , suo attuale comproprietario e dalla gentile consorte, i soci hanno potuto visitare i vari ambienti della villa che custodiscono quasi integralmente gli arredi presenti in quella fatidica data fra i quali, il tavolo in lacca nera di fine ottocento sul quale venne firmato l’Armistizio, due consolles su cui sono allineati alcuni residuati bellici, quattro seggiole nere di stile Thonet ed una teca dove è in bella vista la bandiera che al momento della celebre firma venne issata su un albero del parco da un anonimo alpino.
Successivamente, gli ospiti sono stati accompagnati nella parte adiacente alla villa che un tempo conglobava le dipendenze di servizio dove, in una suggestiva atmosfera conviviale, Francesco Jori, noto giornalista ed editorialista, ha presentato con crescente attenzione ed interesse da parte di tutti, l’ultima sua opera letterario dal titolo “Ne uccise più la fame”: in questo libro viene narrata una Prima Guerra Mondiale “inedita”, poco raccontata dalla storiografia ufficiale, carentemente approfondita negli studi. Leggendolo, si è letteralmente portati a vivere le immagini di quella guerra come fu vissuta dai civili delle retrovie delle città, dei piccoli paesi, delle contrade, dove non giunsero direttamente gli orrori delle trincee, ma il vuoto e la paura lasciati da centinaia di migliaia di giovani partiti al massacro, la fame esplosa dai campi abbandonati, il terrore delle madri, padri, nonni, fratelli che cominciarono subito a capire che nulla sarebbe stato mai come prima nei luoghi di quello che oggi noi chiamiamo Nordest.
Gianfranco Coccia